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Il cartellone pubblicitario che aiuta a parcheggiare

Per promuovere i sensori di parcheggio delle sue Fiat 500, che avvisano l’autista su quanto è vicino un muro, un albero, un’altra automobile, Fiat ha creato a Francoforte, in Germania, un cartellone pubblicitario interattivo che mostra – a chi prova a parcheggiarci davanti, con qualsiasi auto – quanto spazio gli resta. Diversi personaggi mostrano all’autista quanto spazio gli resta prima di toccare l’altra automobile; come si vede al termine del video, sono state anche previste delle reazioni nel caso in cui – non ascoltando le indicazioni degli assistenti di parcheggio – l’autista fa un errore.

Il cartellone pubblicitario interattivo è stato progettato da Viktor Kislovskij, un creativo di Leo Brunett, una delle più grandi agenzie pubblicitarie del mondo.

Per vedere il video clicca qui

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Video slow motion a 2100 fps con i nuovi smartphone Sharp

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Sharp ha da poco mostrato tre nuovi smartphone Android che hanno una particolarità, ovvero il supporto alla riproduzione di video slow motion fino a 2100 fps. Gli Aquos Zeta, Xx e Serie non registrano ovviamente ad un simile rate, ma promettono un effetto più fluido nella visualizzazione grazie a qualche trucco software.

La casa giapponese ha creato un effetto per compensare e raggiungere il risultato promesso: 2100 fps in FWVGA e 1200 fps in full HD, il più alto frame rate in riproduzione per degli smartphone. Invece di affidarsi a veri frames, Sharp utilizza un trucco: copia fino a 10 volte lo stesso frame e lo sovrappone nella sequenza creando questo effetto di massima fluidità, inedita e irraggiungibile al momento (in registrazione) su questa piattaforma.

I tre Aquos possiedono tutti una fotocamera principale in grado di registrare a 210 fps a lla risoluzione di 854 x 480 pixel (FWVGA) o 120 fps in full HD, ma in riproduzione superano apparentemente tutta la concorrenza. Saranno rilasciati nelle prossime settimane sul mercato giapponese tramite gli operatori NTT DoCoMo, SoftBank e KDDI, ma siamo certi che una volta testata sul campo questa funzionalità saranno in molti a richiedere gli ottimi display – e tecnologia annessa – di Sharp.

Via hdblog

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Il font creato da Apple

Con Apple Watch, la multinazionale di Cupertino ha ideato anche il font di sistema da abbinare.

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Il carattere San Francisco è stato recentemente preso in esame dal designer Wenting Zhang che ha analizzato i motivi per cui il nuovo font è preferibile all’Helvetica Neue attualmente implementato, specialmente su uno schermo piccolo come quello del nuovo smartwatch della Mela.

Con un look ancora più pulito e leggibile, il nuovo carattere è composto da

«Bellissimi dettagli che spesso vengono trascurati».

Specialmente gli appassionati di tipografia saranno curiosi nel sapere che proprio l’alta leggibilità del font è data dal fatto che le lettere minuscole sono alte circa il 75% rispetto alle lettere maiuscole, in più la distanza tra le lettere è leggermente maggiore: ciò contribuisce a renderlo più chiaro anche a dimensioni estremamente ridotte.

I progettisti hanno ricevuto davvero molteplici complimenti per il nuovissimo carattere grazie al carattere tipografico affascinante dalle dimensioni maggiorate così da rendere la lettura migliore per l’utente. Un font tanto esaltato non può che essere desiderato da molti, a tal punto da volerlo inserire anche negli altri dispositivi compreso il Mac.

La presentazione delle principali novità di iOS 9 e anche di OS X 10.11 è attesa l’8 giugno, giorno in cui si svolgerà il keynote di apertura lavori della conferenza mondiale degli sviluppatori dell’universo Apple WWDC 2015.

 

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3.2 Miliardi di persone online alla fine del 2015

Secondo l’ultimo report sull’utilizzo di internet nel mondo stilato dalla International Telecommunications Union (ITU), circa 3.2 miliardi di persone saranno connesse entro la fine dell’anno. Questa accelerazione è dettata ovviamente dallo sviluppo delle ultime tecnologie in campo mobile, nel 2015 si conteranno infatti ben 7 miliardi di cellulari ed una crescita di dodici volte rispetto al 2007. Il 2G è ormai alla portata del 95% della popolazione mondiale mentre il 3G è accessibile al 69% dei 7.4 miliardi di persone che vivono sul pianeta, nessun dettaglio sul 4G.

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Come possiamo vedere dal grafico, è proprio il mobile ad essere cresciuto maggiormente negli ultimi 15 anni e principale veicolo delle connessioni in rete; le sottoscrizioni di piani dati (sempre mobile) sono cominciate nel 2007 con i primi smartphone, quelle residenziali sono in costante crescita dal 2000 senza variazioni di sorta.

I piani dati sono a buon mercato in circa 111 paesi, con il mobile meno costoso del fisso vista la maggiore concorrenza nei paesi più ricchi, l’esatto contrario avviene nelle zone in via di sviluppo dove il fisso costa 3 volte di più (in rapporto) rispetto all’occidente.

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Il digital divide è quindi una realtà ben affermata, purtroppo le differenze tra paese e paese sono notevoli e dando uno sguardo alla tabella con le velocità medie di connessione è facile vederle. La Corea del Sud è la solita testa di serie con velocità di download medie sopra i 35 Mbps, segue a sorpresa la Francia e poi Islanda, Danimarca e Andorra, l’Italia è invece al 33° posto. Il più alto uso di internet è in Europa con l’82.1 percento delle persone connesse, poi bisogna andare in America dove il rate non supera il 60%.

Interessante infine sottolineare che circa 4 miliardi di persone nei paesi in via di sviluppo sono tutt’ora offline, due terzi della popolazione che rappresentano un’opportunità da non perdere per colossi del web e operatori, ma anche una sconfitta sociale visto che il più delle volte questo combacia con le condizioni di povertà.

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Philips utilizza i LED come GPS indoor

Dalle lampadine stereo della Sony a quelle ‘GPS’ della Philips, questi accessori stanno avendo una seconda vita grazie all’interesse dei principali produttori nello sviluppo di soluzioni smart. La divisione lighting della casa olandese ha messo a punto un sistema particolarmente innovativo che permette la localizzazione indoor senza alcuna necessità dei satelliti o rete dati, a dare le giuste informazioni sono infatti i soli LED.

Philips richiede l’utilizzo del Bluetooth per far si che tutto possa funzionare come sperato: i LED sono equipaggiati con la Visible Light Communication (VLC), segnali luminosi impercettibili all’occhio umano che possono essere ‘letti’ dalla fotocamera frontale di uno smartphone. Come prima installazione è stato scelto un ipermercato Carrefour di Lille, in Francia, con file di LED disposti lungo tutto l’immenso locale in grado di illuminare e fornire informazioni ulteriori ai clienti.

Accedendo all’App dedicata e posizionando il terminale in orizzontale (così da intercettare i VLC), è possibile così navigare all’interno del locale conoscendo la propria posizione e le offerte intorno a noi. Un’esperienza d’acquisto intelligente che utilizza un approccio inedito:

Non è tutto, le possibilità di sviluppo di questa tecnologia permetteranno di ampliare il range delle funzionalità, facile immaginare scenari differenti oltre alle sole informazioni sulla scontistica dei prodotti: messaggi pubblicitari contestualizzati all’aerea dove ci troviamo o, perchè no, una produttiva fusione con la realtà aumentata. Questi LED Philips portano avanti anche il loro vecchio lavoro, forniscono quindi luce in abbondanza e, in questo caso, hanno permesso anche un taglio della bolletta del 50 percento.

Via hdblog

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Photoshop integrato per le stampanti 3D

Da software di fotoritocco a programma per modificare i file da stampare in 3D. Con questo obiettivo Adobe sta perfezionando il supporto 3D di Photoshop. Ne ha parlato al 3D Printshow di Londra.

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Qualcosa c’è già, come l’uso di file 3D PDF per la stampa 3D, altre funzionalità stanno arrivando.

Gli utenti possono già convertire i file 3D ai file PDF 3D con un’operazione di esportazione. In questo caso il modello 3D viene affidato a Photoshop, che si occupa del controllo di eventuali errori prima di creare il file 3D PDF.

Le novità riguardano i modo in cui gli utenti utilizzano i servizi di stampa 3D e in cui possono integrare il formato di file nel proprio flusso di lavoro.

Chi usa la rete 3D Hubs potrà stampare su una delle macchine della piattaforma via Photoshop CC. Una cosa molto simile al supporto integrato di Shapeways in Autodesk 123D, ma in questo caso gli utenti potrenno utilizzare i servizi di stampa 3D locali invece che rivolgersi a un unico fornitore.

La funzionalità sarà introdotta con l’aggiornamento della Adobe Creative Cloud di giugno.

A Photoshop CC sarà aggiunto il supporto per le stampanti 3D Pro Tinkerine Ditto, mediante plugin. Adobe supporta già diverse stampanti, tra cui vari modelli di MakerBot Replicator, stampanti 3D a colori e la stampante IRIS di Mcor Technologies, che stampa in 3D utilizzando la carta.

Tra le nuove caratteristiche vi sono la possibilità di salvare ed esportare i file come formato SVX. 

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Un algoritmo per eliminare i riflessi dalle foto

Quante volte vi sarà capitato di avere foto rovinate dal riflesso della finestra da dietro la quale siete stati costretti a scattare? Ora al MIT potrebbero aver trovato la soluzione, grazie a un algoritmo capace di separare l’immagine principale da quella riflessa. 

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Certo, ci sono accorgimenti per evitare o attenuare tale problema, scegliere l’ora del giorno e considerare la posizione della finestra rispetto alla luce, aiutandosi anche con un filtro polarizzatore, ma può capitare di voler cogliere l’attimo e l’occasione senza avere la possibilità di scegliere ora e location.

Un gruppo di ricerca del MIT (Massachusetts Institute of Technology), guidato da YiChang Shih, ha messo a punto uno speciale algoritmo in grado di eliminare i riflessi dalle foto digitali.

L’algoritmo, a sua volta basato sul lavoro svolto da Daniel Zoran e Yair Weiss della Hebrew University di Gerusalemme divide ogni immagine in gruppi di 8 x 8 pixel, in modo da determinare le correlazioni tra ogni singolo pixel: in questo modo riesce quindi a discriminare quali di essi facciano parte dell’immagine principale e quali di quella riflessa.

“Le idee qui espresse potranno progredire ulteriormente ed essere integrate nelle normali procedure fotografiche se l’algoritmo sarà ulteriormente migliorato, entrando così a far parte degli strumenti utilizzati nella fotografia digitale

ha affermato Yoav Schechner, professore di ingegneria elettrica presso il Technion d’Israele, suggerendo anche un suo ulteriore impiego all’interno dei software dedicati alla visione robotica, per consentire agli automi di distinguere tra le immagini al di qua e al di là di un vetro.

Via Tomshw

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I film della Google a 360 gradi

Google ha diffuso sul suo PlayStore un’app che si chiama Google Spotlight Stories: serve per scaricare corti cinematografici prodotti da Google negli ultimi anni. Google Spotlight Stories era inizialmente disponibile solo per gli smartphone Motorola, ma dal 26 maggio è possibile scaricarla con tutti i dispositivi Android, anche se non tutti i modelli di smartphone permettono ancora di vedere i film (Google sta lavorando per rendere tutti i modelli compatibili e dice che presto sarà disponibile anche per iPhone).

Al momento sono disponibili quattro film, che non possono essere visti in streaming, ma devono essere per forza scaricati. Sono stati prodotti in modo da essere visibili a 360 gradi, ruotando lo schermo dello smartphone o usando Cardboard, l’aggeggio di Google per la realtà virtuale. I primi tre film sono cortometraggi animati mentre il più recente, Help, è con attori veri. È stato diretto da Justin Lin, regista di quattro film della saga Fast&Furious, e parla di una pioggia meteoritica su Los Angeles.

Help è stato girato con l’uso combinato di quattro telecamere con “fisheye” in modo da rendere possibile la visione a 360 gradi.

Via ilpost

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Project Soli, Google vuole mettere un radar nei wearable

San Francisco – Non bastano touchscreen e comandi vocali: per Google il miglior modo di interagire con i wearable sono i gesti. Per questo, nel laboratorio ATAP – quello dedicato alla tecnologia avanzata – hanno messo in piedi Project Soli: per capire il modo migliore per tracciare i movimenti.

È venuto fuori che la soluzione migliore sarebbe l’uso dei radar, che anziché inviare un segnale per raccogliere un singolo dato crea un ampio cono in grado di intercettare interi oggetti. Problema: un radar non sta dentro un orologio.

E qui entra in gioco la miniaturizzazione: il primo prototipo di Project Soli era uno scatolotto di diversi centimetri di lato; ora, quasi 10 mesi dopo, è un chip di 9 millimetri quadrati costituito da due antenne RF da 60 GHz che registrano fino a 10mila frame al secondo.

Project Soli può tracciare dove si trova la tua mano, dove si trova ogni singolo dito, in tempo reale e con una sensibilità di appena un millimetro: tenendo la mano ferma davanti al chip, verranno comunque segnalati 3mila movimenti al secondo. E qui entrano in gioco gli algoritmi auto-apprendenti di Google: riconoscendo i movimenti intenzionali, Project Soli può convertirli in comandi da inviare ai gadget. Puoi farci passare davanti una mano o far sfiorare due dita una sull’altra, come a girare una rotella.

“Nel quotidiano usiamo in continuazione le mani per comunicare e dovremmo essere in grado di usarle anche per interagire con la tecnologia”

ha detto Ivan Poupyrev, direttore dei programmi di ATAP. Dimentica gli ampi gesti, però: per comandare un accessorio con un display inferiore ai 2 polliciserve pensare in piccolo.

“Non serve sbracciarsi come dei matti davanti al Kinect”

con il giusto sistema di tracciamento si può arrivare ad alzare con precisione la luce, il volume, la temperatura, senza la necessità di toccare una manopola, ma con piccoli gesti quotidiani come il movimento del dito su un touchscreen. Solo che qui lo schermo non c’è, si fa tutto per aria.

Integrando Project Soli in uno smartwatch, ad esempio, si potrebbe ricreare una corona virtuale, per spostare le lancette (digitali) solo sfregando due dita davanti allo schermo. Un radar è in grado di raccogliere un numero impressionante di dati, mentre gli algoritmi di Google possono imparare a interpretarli e distinguere ogni movimento, fino a riconoscere le persone in base all’unicità dei suoi comportamenti. Una capacità che ha portato ATAP a creare anche Project Vault, il progetto per eliminare le password. Per i comandi gestuali serviva solo miniaturizzare un radar e per questo è nato Project Soli. Sui tempi di un suo utilizzo non ci sono informazioni, ma Google sta lavorando per rilasciare le API agli sviluppatori entro l’anno.

 

Via Wired

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Una vista potenziata con le Bionic Lens

Pronti ad avere una vista potenziata? Le Bionic Lens del dottor Garth Webb stanno arrivando e promettono mirabilie. Siamo agli albori del transumanesimo?

Dopo 8 anni e 3 milioni di dollari in ricerca e sviluppo la scienza e riuscita a creare delle lenti bioniche in grado di  vedere tre volte meglio rispetto all’acuità visiva 20/20, ossia la massima nitidezza nella visione a distanza permessa dal nostro occhio. Il tutto senza indossare occhiali o lenti a contatto da mettere e togliere continuamente. E ciò avverrà anche se avremo 100 anni.

Il merito è di nuove lenti bioniche, impiantate direttamente nei nostri occhi.

A concepirle il dottor Garth Webb, optometrista canadese e CEO di Ocumetics Technology Corporation, il quale assicura che chi si farà impiantare le Bionic Lens chirurgicamente non soffrirà mai di cataratta perché le lenti naturali, destinate a degradarsi nel tempo, verrebbero sostituite.

Le Bionic Lens potrebbero rappresentare un’opzione per chi dipende da lenti correttive e abbia più di 25 anni, ovvero sia dotato di occhi completamente sviluppati. “Si tratta di un miglioramento della vista che il mondo non ha mai visto prima”, ha affermato il dottore.

“Se potete vedere a malapena un orologio a tre metri, usando le Bionic Lens potrete vederlo a 9 metri di distanza”, ha aggiunto.

Per dotarsi di queste lenti il dottore spiega che la procedura è indolore, identica a un intervento di cataratta: richiede circa otto minuti.

Al momento però non è chiaro il prezzo di queste Bionic Lens (inizialmente bisognerà sicuramente rientrare dei costi di ricerca e sviluppo), ma se davvero queste lenti faranno ciò che promettono, forse non sarà quello il problema quanto invece la regolamentazione e la diffusione.

Via Tomshw

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Pinhole cinema, la camera oscura in una scatola

Basta poco per alterare la percezione del mondo esterno, quelli di Fuwari Lab / (LENS) , uno studio creativo giapponese di Tokyo che in ogni loro progetto di Interaction Design mettono sempre in discussione la percezione della realtà attraverso strumenti analogici, per adulti e bambini, realizzati appositamente a mano.

In questo progetto grazie a un foro di pochi millimetri e un casco realizzato in cartone si può vedere l’ambiente circostante come se immersi all’interno di una vera e propria camera oscura. Il procedimento esatto si chiama “stenoscopia” ed è un procedimento fotografico antico di  secoli, quindi non ci stupiamo più di tanto, ma come si può vedere nel video, il risultato sulle persone è abbastanza divertente, forse non l’invenzione della vita, ma provate a farci giocare vostro figlio e probabilmente cambierete idea.

Via Cnlive

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La foto panoramica più grande del mondo è italiana

La più grande foto panoramica del mondo nasce in Italia, debutta oggi su Internet e porta impresso il marchio delle tecnologie Apple. Stiamo parlando del progetto In2White, uno scatto del massiccio del Monte Bianco realizzato con 70mila singoli scatti, poi montati usando due Mac Pro, che permette di esplorare la montagna più maestosa e imponente d’Europa avvicinandola nei suoi più minimi dettagli.

La portata tecnica, ma anche logistica dell’impresa realizzata da Filippo Blengini che ha lavorato per un anno intero ad essa, la raccontano i numeri. Di questi il più impressionante e comprensibile a tutti sono le dimensioni che la foto avrebbe se fosse stampata a 300 dpi, una risoluzione tipica di una immagine che abbiamo in casa: 101,6 metri di lunghezza e 28,7 metri di larghezza. Di fatto la mostruosa fotografia coprirebbe la superficie di un intero campo da calcio.

Tecnicamente si tratta di una foto da 365 gigapixel,  acquisita mediante una Canon 70D con Canon EF 400mm f2.8 is II con un estensore di focale 2X III, il tutto montato su una testa motorizzata Rodeon PiXpert. L’immagine trattata, come accennato, con software Adobe (Photoshop e Lightroom) è stata montata su macchine Apple. Sono stati usati due Mac Pro, uno da 12 Gb e uno da 32 Gb di Ram e due monitor, sempre Apple, uno da 24 e uno da 27 pollici, connessi a NAS e DAS Promise e un disco SanDisk da 1 TB che hanno processato 46 TB di dati, pari 11,400 DVD.

Come spiega l’autore, il file è ben oltre i limiti di Photoshop. Sono stati così creati 14 file PS da 60/70 GB l’uno. Poi l’immagine è stata suddivisa un mattonelle da 256×256 pixel usando una tecnica simile a quella che usa Google per le sue immagini satellitari. L’immagine finale è stata un file di 70 GB che permette di scorgere dettagli incredibili, dalle corde delle vie ferrate, ad escursionisti sulla neve. In un dettaglio possiamo arrivare quasi a leggere gli avvisi di sicurezza sulla cabinovia che attraversa il ghiacciaio. Scorrendo la foto si notano altri dettagli incredibili: alpinisti a passeggio, strutture e persino un’aquila in volo.

Tecnicamente va segnalata la grande qualità del sito Internet che presenza lo scatto. La fruizione è fluida, abbiamo anche una visita guidara ai dettagli più significativi dello scatto, un “making of”, un doveroso elenco degli sponsor tecnici. Infine va segnalato che la foto è perfettamente fruibile anche da iOS, un’altra attenzione al mondo Apple e alla mobilità.

Dal punto di vista logistico, l’immagine è stata scattata mettendo insieme più sessioni, dal 24 ottobre al 2 novembre a 3500 metri di altezza, portando l’attrezzatura con un’ora di cammino dal punto di appoggio più vicino.

Via Macitynet