Se la disoccupazione cresce è anche colpa dei computer?
I robot ci sostituiranno?
Basterà un algoritmo per svolgere il lavoro di un intero ufficio?
Queste domande sono d’obbligo visto e considerato che la nostra società sta puntando molto sulla tecnologia (intelligenza artificiale in primis) e sempre meno sulle capacità innate dell’uomo.
Davvero i computer ci toglieranno il pane di bocca?
David Bevilacqua, Vice Presidente South Europe di Cisco, che con le soluzioni digitali lavora ogni giorno, ha pochi dubbi:
“Internet stimola l’impiego: secondo i dati McKinsey per ogni posto perso la tecnologia ne crea 2,6. Semplicemente lavori e professionalità diverse”.
Il panorama occupazionale si modifica, e lo fa sempre più velocemente. Impossibile, o quasi, oggi pensare di fare lo stesso lavoro nello stesso identico modo per più di qualche anno. Perché se anche non cambia la funzione che si è chiamati a svolgere, cambiano comunque gli strumenti e i processi.
In uno scenario in cui “tutte le aziende diventeranno aziende high-tech specializzate nella loro industria e nessuna industria potrà stare fuori da questo processo”, la capacità di re-immaginare il proprio business diventa fondamentale. Ancora una volta sia per le aziende sia per le persone, che devono essere in grado, ed essere messe nelle condizioni, di aggiornarsi.
La società evolve, migliorando i servizi che fornisce ai cittadini e offrendo, a quegli stessi cittadini, prospettive nuove e differenti, possibilmente migliori. Il problema è trovarsi nelle condizione di coglierle. Ogni anno, anche in tempo di crisi, ci sono in Europa e Stati Uniti oltre 8 milioni di posti di lavoro che restano vacanti per mancanza di competenze e profili ricercati.La risposta a tutto ciò è il cambiamento.
Via Wired